cica02-25

RECUPERARE LA CAPACITÀ DI ACCOGLIENZA
Il progetto di ogni Casa, di tutti noi, è quello di accogliere qualcuno. Credo che dovremmo in
qualche modo, recuperare questa capacità di accoglienza e parlo di capacità di accoglienza non
come abilità, e uso un termine un po’ pericoloso perché è bruttino, è di un prete inglese Kitz,
parlava di accoglienza come capacità negativa e la definiva più o meno così: “è la capacità che
l’uomo possiede se sa perseverare nell’incertezza attraverso i misteri e i dubbi senza lasciarsi
andare ad una agitata ricerca di fatti e di ragioni”.
L’accoglienza come capacità di apertura e tolleranza all’incertezza e al mistero, di tollerare la
frustrazione di non capire, di non sapere, di sospendere il giudizio, di non cercare a tutti i costi
di razionalizzare.
Il rischio di fare dell’accoglienza un’abilità credo che sia quello di sconfinare nella
manipolazione. Perché ogni abilità manuale, lo sottende anche la parola, può portarci alla
manipolazione. È la funzione materna per eccellenza, è accogliere dentro di sé i dubbi, le
incertezze, gli aspetti positivi e negativi che l’altro ci porta, che ci proietta addosso, la capacità
di contenerli, di assumerseli su sé e di restituirli, se possibile, elaborati, bonificati. Anche gli
aspetti più dolorosi, anche gli aspetti più pesanti.
Credo che questa capacità di accoglienza non sia un optional per la nostra situazione.

‘Liberi pensieri’ di Paolo Pierucci, cofondatore con Don Gianfranco Gaudiano di Casa Moscati del Ce.I.S. di Pesaro e
cofondatore del CICA